I bambini sono esuberanti, pieni di energie, si dice che hanno “L’argento vivo addosso” ma quando l’iperattività diventa difficilmente controllabile,e si associa ad una difficoltà di concentrazione e di attenzione soprattutto in ambito scolastico si deve ipotizzare di essere in presenza di un disturbo da deficit di attenzione-iperattività – ADHD – che ha origini neurochimiche legate a un malfunzionamento di alcuni neurotrasmettitori o ad un più lento sviluppo del lobo frontale rispetto ai loro compagni. Parliamo di ADHD con il Prof. Paolo Curatolo, Responsabile dell’Unità di Neuropsichiatria del Policlinico Tor Vergata di Roma che ci spiega l’importanza di intercettare il disturbo il più precocemente possibile, possibilmente in età prescolare cogliendo quei sintomi classici che lo caratterizzano per evitare le difficoltà di inserimento sociale nel gruppo dei compagni e per non lasciare che la difficoltà di concentrazione possa portare a delle difficoltà di apprendimento in bambini peraltro molto intelligenti. Il Professore ci spiega quali sono i segnali che un genitore può cogliere sia nei maschietti che nelle bambine, quali test vengono fatti per valutare il grado del disturbo e quale percorso – farmacologico, di psicoterapia o entrambi – viene proposto per aiutare i bambini ed evitare che il disturbo sfoci, soprattutto nell’adolescenza, in disturbi dell’umore o del comportamento. Fondamentale naturalmente il ruolo della famiglia e dalla scuola che devono accompagnare i bambini con ADHD lungo la loro crescita andando incontro ad esigenze diverse di quelle di altri bambini, e a questo fine sono molto utili i training che sia genitori che insegnanti possono fare per conoscere il problema e gestirlo al meglio.
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